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FINCHE' E' CANTIERE LA CASA CI APPARTIENE

 

È stato un tentativo, un esperimento. A Simone abbiamo chiesto di entrare con la sua macchina fotografica quando il cantiere era ancora in pieno fermento. Volevamo capire qualcosa di più dello spazio nel momento in cui vuole diventare una casa. 

L'immagine fotografica congela questo istante. Ti da la possibilità' di analizzarlo, di comprendere la luce, le ombre proprie e portate, la qualità dei dettagli salvati e il loro legame con il progetto che verrà.

Le parti della casa smontate e poste casualmente nelle stanze acquistano nello scatto un'identità propria, sembrano dialogare tra loro. Si instaurano legami. Ci suggeriscono soluzioni. 

foto Simone Bossi

Sono scatti che non potranno più essere fatti. Per questo si rapportano più che mai con il tempo. Sono vivi proprio perché moriranno.

In cantiere il giorno dopo tutto è già cambiato, nulla è come prima. Nuovi rapporti spaziali, nuovi strumenti per nuovi lavori. Nel cantiere tutto muta molto rapidamente.

Noi rincorriamo il suo termine, con frenesia vogliamo la sua fine. La fotografia lo illude di farcela, di resistere. Lo illude di essere immortale. Esalta la sua provvisorietà rendendola definitiva.

La poeticità di uno scatto ben fatto di un cantiere sta tutta qui, nel rapportarsi con la sua vita. Perché il cantiere vive e ci fa vivere facendoci fantasticare e noi per questo lo amiamo. Gli chiediamo complicità, a volte anche un aiuto. Aspettiamo il momento in cui la frenesia si placa e il silenzio prende il sopravvento per rimanerci volutamente dentro, in solitudine. Per appropriarci del suo spazio, sentirlo, criticarlo, per sentire emozioni, per costruire e distruggere pensieri e poi convincerci nuovamente. 

Finché è cantiere la casa ci appartiene. 

E' un bizzarro palcoscenico dove si alternano drammi a commedie senza preavviso.

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